I fertilizzanti

I fertilizzanti

Immagine articolo I fertilizzanti

Come saprai esistono due grandi tipologie di fertilizzanti: naturali e chimici.

Quelli naturali vengono prodotti dalle deiezioni animali o da scarti di lavorazioni di prodotti organici (cornunghia, borlanda di barbabietola, ecc.). Sono soprattutto ricchi di azoto. Ad essi possiamo aggiungere il guano che altro non è che l’accumulo delle deiezioni degli uccelli marini. Si deposita sulle scogliere pacifiche del Cile e del Perù poiché le piogge su quelle coste sono molto rare e non riescono a dilavare le deiezioni. È ricco di fosforo che proviene dal pesce di cui si nutrono gli uccelli marini. Il nome “guano” deriva dalla parola quechua (la lingua degli incas) “wanu” che significa “letame”.

Quelli chimici trovano origine nell’estrazione mineraria dei loro componenti che vengono poi concentrati e ridotti in polvere o in granelli oppure disciolti in acqua a formare i concimi chimici liquidi.

Di tutti i fertilizzanti viene data la loro percentuale degli elementi che contengono. I principali sono N (azoto), P (fosforo) e K (potassio). Ad esempio, un fertilizzante che riporti l’indicazione NPK 10-15-12 significa che ha il 10% di azoto, il 15% di fosforo ed il 12% di potassio. A questi tre elementi vengono talvolta aggiunti dei microelementi. Questi ultimi sono degli elementi spesso presenti naturalmente nel terreno in percentuali bassissime ma che rappresentano comunque quantità sufficienti per un corretto e sano sviluppo delle piante. Quando però uno o più di essi viene a mancare le piante entrano in sofferenza: mancanza di rame, mancanza di ferro, mancanza di manganese, ecc. I microelementi sono quindi indispensabili, pur non servendo in grandi percentuali.

Ogni pianta attraverso le radici assumerà le quantità ad essa necessarie di ogni elemento. Presta però particolare attenzione ai dosaggi poiché gli eccessi fanno danni quanto e più delle scarsità. Meglio somministrare metà della dose consigliata ma più frequentemente che la dose intera ad intervalli più lunghi.

Un altro aspetto di cui tener conto è la velocità di rilascio che un prodotto fertilizzante ha. Da essa dipende la frequenza con cui dovrai concimare. Un fertilizzante a rilascio rapido sarà molto efficace in pochi giorni, ma altrettanto velocemente potrà “bruciare” le piante se dato in dosi eccessive. Tutto dipende da quanto velocemente può andare in soluzione nell’acqua. I concimi naturali sono un po’ più lenti di quelli chimici, tuttavia l’Osmocote è uno dei concimi chimici a cessione più lenta e graduale. Si tratta di palline di pochi millimetri riempite di fertilizzante e le cui pareti lasciano passare per osmosi e lentamente il concime contenuto all’interno. Lo reputo un inquinante del terreno in quanto una volta ceduto il fertilizzante queste palline di resina polimerica restano nel suolo.

Ogni specie ha proprie necessità chimiche e quindi non tutti i fertilizzanti possono essere usati indistintamente con tutte le piante. In linea generale posso dirti che le piante dei luoghi più aridi hanno meno bisogno di azoto. Ma vediamo che effetti producono i tre principali elementi di un fertilizzante.

L’azoto (N) facilita la crescita di fusti e foglie, rendendo il fogliame più scuro.

Il fosforo (P) migliora la differenziazione cellulare facilitando la fioritura e la fruttificazione.

Il potassio (K) rende le piante più forti e più legnose, più resistenti ai marciumi, al freddo, ai parassiti ed ai patogeni. Se si tratta di piante da frutto rende i frutti più dolci e saporiti.

In commercio potrai trovare fertilizzanti destinati a specifici utilizzi (“per gerani”, “per agrumi”, “per succulente”, ecc.) ma in realtà possono andar bene anche per specie diverse che abbiano le stesse necessità.

Se usato per piante in vaso consiglio di somministrare qualsiasi fertilizzante solido solo in superficie. Con le annaffiature percolerà nel terreno piano piano, senza andare a “bruciare” le radici per contatto.

Vediamo ora quale potrebbe essere la proporzione tra i vari elementi (NPK) per alcuni tipi di piante più comuni.

Piante succulente: 1-3-5

Piante da fiore: 2-3-2

Piante da frutto: 2-3-3

Piante bulbose di zone umide: 2-3-3

Piante bulbose di zone aride: 1-3-4

Piante da foglia: 3-2-2

Epifite: 3-4-5

Quanto qui sopra indicato rappresenta dei valori indicativi e possono andar bene anche formulazioni leggermente diverse. Sarà ogni pianta, poi, a prendersi ciò che le serve. L’importante è che ciò che non le serve non sia eccessivo. Ho indicato valori bassi per far vedere le proporzioni tra i vari elementi. Tieni presente che anche dei multipli di tali proporzioni vanno bene. Ad esempio: fertilizzante per piante da foglia: 3-2-2 ma anche 30-20-20 o 9-6-6 o 6-4-4. L’importante è non eccedere con il dosaggio. Leggi sempre l’etichetta. Meglio meno che troppo.

Se poi sono presenti anche dei microelementi saranno ben “graditi”, soprattutto da piante non in piena terra.

Ricordati che le piante hanno bisogno dei fertilizzanti solo durante la stagione di crescita, per cui è inutile concimarle durante il loro periodo di dormienza.

Ugualmente non concimare le semine fino a che i semi non siano tutti germinati o fino a quando riterrai che non ne nascano più altri. I fertilizzanti possono inibire la germinazione. Anche le talee in radicazione produrranno radici più lunghe se lasciate senza concime nei loro primi stadi. Infatti l’apparato radicale cercherà di allungarsi per trovare più elementi nutritivi, se invece ne ha a sufficienza si svilupperà in misura inferiore.

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