Il suo nome scientifico è Solanum melongena e appartiene alla famiglia delle Solanaceae insieme a pomodori, peperoni e patate. Fu domesticata separatamente in India e in Cina partendo dalla specie selvatica Solanum incanum. Si diffuse nelle terre circostanti. Fu poi coltivata dai persiani ed in seguito dagli arabi che la portarono nel Mediterraneo durante il Medioevo. Da qui in pochi secoli si diffuse in Europa e, con le grandi scoperte geografiche, in tutti i paesi temperato-caldi e tropicali che potessero ospitare la sua coltivazione.
È una specie perenne di breve durata ma è solitamente coltivata come annuale. I suoi frutti vengono raccolti acerbi poiché a piena maturazione sono gialli o giallastri e inmangiabili. Ne esistono un’infinità di cultivars (= varietà coltivate) variabili per forma e per colore, oltre che per altre caratteristiche meno appariscenti. Il colore dei frutti può andare dal viola quasi nero al viola chiaro, al bianco, al verde. Questi colori possono anche essere sfumati uno nell’altro o suddivisi in strisce sottili o perfino in pallini su fondo di altra tonalità. La forma va da depressa (= più larga che lunga) a sferica a piriforme a cilindrica e può variare anche nell’essere più o meno costoluta. La melanzana rossa è invece un’altra specie, di origine africana, ed anch’essa sarebbe meglio che fosse mangiata acerba (verde). Infatti, una volta a maturità, diventa, oltre che rossa, anche leggermente tossica. Scientificamente è Solanum aethiopicum.
Ho lavorato parecchio ad ibridare melanzane di diverse cultivars. Gli incroci si fanno togliendo le antere ed i petali ad un fiore non ancora aperto. Senza petali non sarà visitato dalle api e senza antere nemmeno si autoimpollinerà. Il giorno dopo, nella tarda mattinata, quando il fiore sarebbe aperto (se ancora avesse i petali), si deposita sullo stigma il polline preso dalle antere di un fiore di una cultivar diversa che si desidera incrociare con la prima pianta. Se tutto va bene si svilupperà un frutto con le caratteristiche della cultivar scelta come femmina, ma i cui semi saranno ibridi. L’anno successivo si avrà la prima generazione (detta F1) e le piante mostreranno tutte i caratteri dominanti di entrambe le cultivars prese come genitori. Un anno ancora più tardi avremo la seconda generazione, i “nipoti” dell’incrocio (detta F2) e stavolta appariranno tutte le combinazioni genetiche possibili. Tra queste prenderemo i semi solo da quelle che ci interessano ed andremo a coltivarle ed a selezionarle per alcuni anni scartando ad ogni generazione le piante che non continueranno ad avere le caratteristiche scelte. In questo modo riusciremo a stabilizzare le caratteristiche. Dopo due o tre anni che non appaiono più piante diverse possiamo dire di aver creato una nuova cultivar.
Conviene lavorare con un solo gene per volta, cioè con una sola caratteristica per volta, altrimenti sarà molto più difficile che appaia la combinazione desiderata. Alcuni tratti sono legati a molteplici geni ed hanno “gradazioni di intensità” (QTL) per cui bisogna regolarsi di conseguenza, mentre altri sono ancora più complessi e tra questi ci sono proprio i colori delle nostre melanzane. Impollinando una melanzana a frutti bianchi con una a frutti viola, oltre a tutte le sfumature intermedie di viola-rosa-bianco, appariranno anche frutti verdi e frutti di due tonalità di verde.
Per quanto riguarda la coltivazione bisogna tener presente che le melanzane amano molto il caldo e l’umidità nel terreno. Si seminano in serra a marzo-aprile e si trapiantano nell’orto a maggio. Amano inizialmente una concimazione azotata che ne favorisca la crescita ed in seguito una piuttosto ricca di fosforo per favorire la fruttificazione. Una posizione soleggiata è preferibile, anche se alcune cultivars cinesi hanno frutti che gradiscono un po’ di luce filtrata, altrimenti si scottano a causa della loro epidermide sottile. Inoltre bisognerà sostenere le piante a frutti più grandi e che potrebbero inclinarsi dal peso. Sarà anche utile evitare che i frutti più in basso tocchino il terreno, appoggiando il loro apice su sassi o pezzi di legno.
Può essere coltivata anche in vaso (un contenitore di circa 30 cm di diametro per ogni pianta), ma avendo l’accortezza di mettere detto vaso in uno leggermente più grande, in modo da proteggere le sue pareti dall’insolazione laterale che farebbe surriscaldare il terreno danneggiando le radici e favorendo l’insorgere di patogeni.
La raccolta dei frutti è un po’ particolare poiché non bisogna attendere la loro maturazione, ma solamente il momento in cui essi cessano di aumentare di dimensione. Nelle varietà violacee si può notare questo momento poiché intorno al calice sparisce la zona bianca che rappresenta l’accrescimento dell’ultimo giorno. Nelle altre varietà invece bisogna accontentarsi di fare questa operazione “ad occhio” rischiando di raccogliere un frutto che sarebbe ancora cresciuto qualche grammo.
Per finire aggiungo qui sotto alcune foto di frutti di melanzane insolite, alcune create da me.
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