Piacciono a molti e molti le evitano. Perché? Perché quasi sempre finisce che in coltivazione marciscono.
Ecco che allora ti dico come vanno coltivate. Ancora una volta bisogna tenere presenti le caratteristiche ambientali che tali specie incontrano in natura e nelle quali si sono evolute.
Crescono in Africa meridionale, in suoli quasi completamente minerali, dove non cresce quasi nient’altro, sfuggendo dall’essere mangiate da vari animali per mezzo delle loro indiscusse doti mimetiche che le fanno sembrare dei sassi (da qui il nome del loro genere). Bisogna sapere che in tali luoghi piove pochissimo e quando piove avviene in estate. In alcuni anni può anche non piovere affatto. Per questo se diamo loro un regime di annaffiature simile a quello di molte altre succulente rischiamo di dar loro troppa acqua. Hanno inoltre bisogno di molta luce, anche di sole diretto.
Ti indico qui di seguito due semplici indicazioni per farle vivere e crescere bene:
Se le tieni in luce troppo filtrata o all’ombra otterrai l’allungamento eccessivo delle loro foglie e di sicuro non somiglieranno più a dei sassi; mentre se le annaffierai troppo spesso si gonfieranno e potranno anche giungere a scoppiare. Dalle crepe entreranno poi dei patogeni e facilmente marciranno.
Se poi un anno vorrai provare a non annaffiarle affatto potrai anche farlo. Sono capaci di travasare l’acqua dalle foglie vecchie a quelle nuove che lentamente crescono sotto alle precedenti fino ad arrivare a sostituirle. Le foglie dell’anno precedente alla fine saranno ridotte ad una “buccia” secca destinata a staccarsi. Si parla di tale fenomeno come di “muta” delle foglie.
Ma vediamo ora come sono fatte. Il loro fusto è brevissimo, sotterraneo, più o meno ramificato a seconda delle specie: in alcuni casi possono formare dei cespi notevoli. Sui fusti, al loro apice, sono attaccate due foglie opposte, succulente, unite tra di loro e trasparenti al loro interno. Sulla loro pagina superiore è spesso presente una zona trasparente, detta finestra, sulla quale appaiono disegni di varie forme e colori a parziale copertura. In natura crescono affondate nel terreno ed emerge solo la finestra e poco più (dovrebbero essere così anche in coltivazione, se tenute bene), la luce solare entra dalla finestra e si diffonde dentro la foglia fino a colpire l’interno delle sue pareti, dove avviene la fotosintesi. La fioritura avviene nella seconda metà dell’estate o durante l’inizio dell’autunno. Il fiore appare tra le due foglie e ad esso segue il frutto, pentagonale o esagonale, legnoso e capace di liberare i semi solo in caso di pioggia. L’acqua causa l’apertura del frutto e le gocce della pioggia fanno saltar via i semi che sono contenuti al suo interno. I semi restano vitali per otto anni e la loro germinabilità aumenta addirittura durante i primi tre. Anche da questo si capisce come questo genere si sia evoluto per resistere a lunghi periodi senza precipitazioni.
Il genere è diviso in due sottogeneri: Xantholithops, a fiori gialli e con foglie quasi completamente saldate tra loro, e Leucolithops, a fiori bianchi ed a foglie più separate, a Y.
Sono propagabili facilmente da seme, provvedendo a tenere molto umido il terreno per circa una settimana (vasi immersi fino a 2 cm dal livello del terreno) e seminando in superficie i piccoli semi che si insinueranno tra gli anfratti del substrato. Anche in questo modo simulerai ciò che avviene in natura, quando i semi vengono sparsi e si trovano a germinare dopo un’abbondante e rara pioggia. I semenzali gradiscono annaffiature leggermente più frequenti.
Per quanto riguarda la rusticità posso dire che, se in inverno sono asciuttissime da agosto e un po’ raggrinzite dalla siccità, resistono anche a -4°C. Alcune specie ad areale più settentrionale, come Lithops ruschiorum, è bene che non vadano sottozero.
Esistono molte specie e moltissime varianti locali, importanti per i collezionisti, e, se posso permettermi di suggerirti le specie per me più affascinanti, ti consiglio Lithops optica f.ma rubra, con le finestre che sembrano due lenti rosse; Lithops ruschiorum, simile a ciottoli di marmo bianco con solo qualche variegatura; Lithops lesliei var. venteri, grigia e con finestre piatte con molti disegni dendritici, cioè ramificati, nerastri.
Le specie sono circa 37 e qualcuna potrebbe ancora celarsi nelle zone più impervie e meno esplorate dell’Africa meridionale (sarai tu ad andarle a scoprire?). Ogni specie è spesso legata e ristretta ad un tipo di roccia e, come già detto, di ognuna ne esistono numerose forme locali. Se imparerai a conoscere le loro esigenze e a trattenerti dalla voglia di annaffiarle potrai ottenere una bella collezione.
Parlando di Lithops noterai come spesso il loro nome sia seguito da un fieldnumber, un numero dato dal raccoglitore e che si riferisce alla specifica stazione in cui fu raccolto il materiale iniziale per l’introduzione in coltivazione e/o in erbario. Ad esempio C103, in cui la C indica Desmond Cole, grandissimo studioso di Lithops, e 103 indica la centotreesima stazione in cui egli raccolse dei semi o qualche pianta da cui deriva tutto il materiale così etichettato.
Un’ultima raccomandazione. Seminale tu, oppure acquistale solo se non sono eziolate (allungate dalla scarsità di luce solare), se sono coltivate in un terreno adatto e possibilmente se hanno i dati di località o il fieldnumber per dare anche un valore scientifico e conservazionistico alla tua raccolta.
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